Istanze tradizionali e prospettive di aggiornamento nella critica dantesca [Dante Della Terza]

Dati bibliografici

Autore: Dante Della Terza

Tratto da: Lettere Italiane

Numero: 27

Anno: 1975

Pagine: 257-259

[…] Ispirato ad un senso drammatico della priorità da attribuire ai valori narrativi del maggior testo dantesco è il secondo libro del Singleton: Commedia: elementi of structure. Dante Studies I1. La discussione che in esso si svolge verte sull'imitazione che ha luogo nella Commedia di un libro, assai diverso da quello della memoria, la Bibbia, e sottolinea la certezza che il poema di Dante rispecchia in sé e riproduce l'allegoria dei teologi secondo cui la lettera è storicamente vera, come è vero ciò che la lettera implica e significa. Questo è l'aspetto più personale e delicato della critica dantesca del Singleton: il punto cruciale della sua esegesi che ha richiesto il suo maggior sforzo di persuasione. Occorre aggiungere che questo è il solo momento, in una critica così esemplarmente testuale in cui s'indulge ad una lettura diacronica dell'opera di Dante, dal momento che una spiegazione deterministica di qualche sorta viene avanzata a giustificare l'interruzione del Convivio. Quando l'allegoria dei poeti che considera la lettera una bella menzogna e giudica valido solo ciò che la lettera significa cede il posto all'allegoria biblica il Convivio non può essere più continuato. Non è il caso di riprendere le fila della discussione, dall'opposizione di San Tommaso all'estensione dell'allegoria biblica a testi profani fino alla posizione espressa dal Singleton circa le dichiarazioni dantesche sull’allegoria nel Convivio e nella Lettera a Cangrande.2 Ciò che conta veramente sono le conseguenze positive che il modo di leggere Dante suggerito dal Singleton ha nella valutazione della pratica poetica di Dante. Nessuno è naturalmente tanto ingenuo da ritenere che il Singleton intenda esprimere una visione puramente soggettiva del mondo dantesco irrelata ai modi del pensiero di Dante. La sua interpretazione di Dante verte verso l'oggetto ed è perciò del tutto remota dalle preoccupazioni estetiche su cui era impostato il coerente ripudio crociano dell'allegoria nel saggio del 1921. Si può tuttavia dire che anche se l'assenso alla sua teoria sull'allegoria nella Commedia deve essere sottoposta a quella valutazione discriminante a cui è chiamata a soggiacere ogni umana intuizione, la sua interpretazione del poema ha solide fondamenta.
Prima di tutto per l'evidenza data alla lettera del viaggio. Il grande critico dell'interpretazione figurale, Erich Auerbach, fedele al precetto hegeliano secondo cui Dante trasferisce il mondo delle azioni degli uomini vivi, le loro sofferenze e i loro destini individuali in un'esistenza senza mutamento, vede nelle creature rappresentate da Dante la quintessenza e l'adempimento figurale di ciò che sono state in vita e perciò considera la loro esistenza secolare come il cruciale punto di partenza dell'attenzione poetica di Dante. Il Singleton comincia dall'hic et nunc, dalla condizione delle anime simbolicamente gravitanti verso il loro destino di gloria ο condannate a ricordare eternamente il grande evento della loro esistenza senza scampo: l'incontro con il pellegrino in cerca della propria salvezza, e poi, procede ad esplorare il significato allegorico del viaggio, il rapporto cioè che esso ha col lettore anch'egli immerso nelle avventure d'un viaggio giacché è, nel corso di questa sua vita transitoria, un viandante così come Dante è, nell'altra, un pellegrino in cerca di verità. La seconda ragione che dà rilievo d'importanza alla saggistica del Singleton e nella dimensione della sua scoperta d'un comune terreno operativo tra Dante e il lettore - la zona dell'io-noi. Dante parlando del pellegrino coinvolge nell'operazione di salvezza che questi intraprende anche il lettore e al lettore si rivolge nei momenti cruciali del viaggio che sono per questo i punti cardini e le strutture portanti del racconto. Quanto maggiore diviene in questi momenti privilegiati la consapevolezza nel pellegrino del proprio progresso, tanto più chiara appare la lezione delle cose al lettore fraterno che lo segue nel viaggio intrapreso. Nella descrizione dei momenti parenetici della poesia di Dante, quando il poeta nel raccontare la storia del viaggio mancato di Guido Cavalcanti, patentemente rivolge al lettore un suo discorso allegorico sull'opportunità d'intraprendere lui, il viaggio a cui il primo amico attraverso una scelta irreversibile si è sottratto, Singleton ha trovato il tono convincente dell'originale e personalissimo esegeta e ha scritto pagine che hanno aperto interessanti prospettive alla critica dantesca.
Il lettore contemporaneo riceverà ausilio alla sua comprensione della poesia di Dante se sarà portato a considerare il tessuto dinamico delle immagini del poema come il campo d'individuazione di strutture culturali significative filtrate attraverso la memoria poetica dantesca. L'immagine diventa il punto focale di convergenza d'un'idea nata ed elaborata in un ambiente culturale con cui Dante ha familiarità; l'idea, assorbita nella trama del poema riceve da essa una nuova luce e una diversa propulsione. Uno dei campi d'applicazione più proficui ad una lettura sincronica della poesia dantesca può essere determinato da quei momenti non rari nel viaggio in cui il pellegrino s'intrattiene con un personaggio, specialmente un poeta, che assorbe l'attenzione creatrice di Dante nella formulazione di un complesso ritratto. Il ritratto poetico mette a fuoco la passione intellettuale di Dante: le parole sono il diagramma di rivelazione della personalità in cui il pellegrino s'imbatte, ma sono anche l'ambiguo palinsesto che, ad un tempo, ne nasconde e ne lascia intravedere gli aspetti peculi.

Notes
1
C. S. Singleton, Commedia: Elements of Structure. (Dante Studies I), Cambridge 1958; cfr. anche The vistas in retrospect, in Atti del Congresso internazionale di studi danteschi. I, 1965, pp. 274-303; The irriducible Vision, Illuminated manuscripts of the Divine Comedy, by Peter Brieger, Millard Meiss and Charles Singleton, New York 1969, pp. 1-29.
2
Su questi problemi cfr. A. Lanapoppi, La Divina Commedia: allegoria dei «poeti» ο allegoria dei «teologi»?, in «Dante Studies», LXXXVI, 1968, pp. 17-39; R. Hollander, Allegory in Dante's Commedia, Princeton 1969, soprattutto pp. 15-56; e J. Pepin, Dante et la tradition de l'Allegorie, Montreal 1970. Dubbi sull'uso del l'allegoria dei teologi nella Commedia ha espresso M. Simonelli in Allegoria e Simbolo dal Convivio alla Commedia sullo sfondo della cultura bolognese, in Dante e Bologna nei tempi di Dante, Bologna 1967, pp. 207-226, e in Donna Pietosa e Donna Gentile fra Vita Nuova e Convivio, in Atti del Convegno di Studi su Aspetti e Problemi della critica dantesca, Roma 1967, soprattutto nota 10 a p. 158.
Date: 2021-12-25